
Così anche il Natale è passato seppur da pochi giorni e sembra già così distante.
Le cose finiscono troppo in fretta ci dimentichiamo facilmente di ciò che è accaduto solo da pochi giorni.
Da poco sono in montagna guardo il fuoco ardere nel camino: il mio pensiero torna ai giorni antecedenti al Natale e mi rendo conto che non è stata una festa aspettata con gioia e serenità.
Durante il servizio come volontaria all’ospedale del Cottolengo ho avuto modo di incontrare molte persone che necessitavano di visite.
In quelle occasioni ho notato che pochissime avevano il viso sorridente o sereno la maggior parte sembrava scontenta quasi arrabbiata.
Ho cercato di alleggerire l’atmosfera indossando dei buffi cappellini che richiamavano Santa Claus piuttosto che l’albero di Natale: chi mi incontrava diceva Che bello, un po’ d’allegria! questo è stato il mio modo per far sorridere le persone.
Però è triste pensare che si è perso ciò che significa questa festa, sembra che la si viva come un
dovere, una corsa per acquistare i regali, per affollare il supermercato, per comprare cibo per il
cenone.
Poche persone riconoscono ancora il vero significato di questa Solennità, in particolare che cosa la renda speciale fra tutti i giorni dell’anno.
Come per magia mi sono tornati alla mente i Natali di quando ero bambina, di quando tutto era sorpresa ed ai bambini era lasciato l’incanto che fosse Gesù Bambino a portare i doni.
Ricordo che la sera della vigilia andavo a letto malvolentieri, sperando che la notte passasse presto e all’alba correvo in salotto dove la mia famiglia aveva allestito il Presepe: mi ncantavo a contemplare Gesù Bambino.
Poco distante c’era l’albero un abete vero addobbato con le candeline di cera tutte accese la luce creava un’atmosfera calda e suggestiva non paragonabile a quella attuale resa fredda dalle minuscole lampadine.
Che gioia aprire i regali: fra tutti ricordo la bambola Graziella, era bella grande con i capelli castani e anche un po’ stopposi ma a me sembravano di seta.
Penso anche a quanta differenza c’è tra i doni che ricevevo io e quelli destinati a chi oggi è bambino, anche se ancora piccolo trova sotto l’albero cellulari, giochi elettronici, bambole Barbie modernissime, bellezze al ballo ecc.
So bene che sono figli del loro tempo e anche se con un sospiro non dirò mai “Era meglio una volta!” faccio comunque fatica a non pensarlo.
Il pranzo era sontuoso non finiva mai: piatto forte da tradizione erano gli agnolotti rigorosamente fatti in casa, seguiva il brasato poi molto altro..
Al pranzo del 25 adesso si preferisce il cenone della vigilia per festeggiare e forse anche per questo si va perdendo il rito della Messa di mezzanotte: prima il profano poi il Sacro.
Il Presepe è ancora una tradizione che in questi ultimi tempi si è andata perdendo: una realtà che vivo con rammarico. I tempi sono cambiati e bisogna tenere il loro passo.
L’augurio per il futuro è ritrovare la speranza di vivere il vero significato del Natale e che sia Natale tutto l’anno, che si riprenda fiducia, che si torni ad essere più sorridenti, più ottimisti e più allegri a pensare positivamente
Riprendiamo a coniugare il verbo AMARE e tutti indistintamente ringraziamo il Signore perché comunque la vita è il dono più bello
Deo Gratias
ROSANNA