IL FIGLIO DI CARLO

Il 15 marzo scorso è mancato all’affetto dei suoi cari Carlo Degrandi. Aveva compiuto da poco 94 anni (essendo nato il 27 febbraio 1931), gran parte dei quali dedicati, oltre che alla sua famiglia e al suo lavoro, al volontariato, soprattutto al Cottolengo dove – quasi a chiusura d’un cerchio carico di significati spirituali – ha trascorso anche gli ultimi mesi della sua vita terrena, amorevolmente assistito nella struttura Santi Innocenti, al reparto Angeli Custodi.
Stimato professionista nel campo bancario e dinamico collaboratore nel suo tempo libero con numerose realtà soprattutto sportive, Carlo scopre il mondo cottolenghino nel 1986 in seguito al ricovero di sua mamma causa rottura del femore. La successiva operazione, quindi l’ictus sopravvenuto che prolungano
la degenza della genitrice gli consentono di “innamorarsi” sempre più delle dinamiche umane e assistenziali che sovraintendono la Piccola Casa e lo convincono a intraprendere un percorso da volontario in principio focalizzato sull’incarico di accompagnare i ricoverati alla messa domenicale.
Sarà quello il primo, piccolo ma prezioso passo di un tragitto che lo avrebbe visto impegnato praticamente fino a quando la salute glielo ha consentito, in tempi e modi ovviamente di volta in volta correlati alle iniziative e necessità del momento. Fu innanzitutto suor Lucia Serra a proporgli di continuare l’operato anche dopo la dimissione della mamma dall’ospedale, 0pportunità che Carlo accolse di buon grado. Da lì, giorno dopo giorno, venne tutto il resto:
ad esempio la conoscenza con suor Giuliana Galli, responsabile del volontariato, e col Padre Generale del Cottolengo don Francesco Gemello che gli chiese di aiutare lui e Mario Carissoni (storico volontario) ad accogliere i “poveri” alla portineria di via Cottolengo 13 per dare loro qualche aiuto materiale o anche solo l’ascolto.
La sua presenza nella Piccola Casa e a favore della stessa aumenta in misura esponenziale a maggior ragione dal 1991, l’anno in cui va in pensione e suor Cherubina, altra figura storica del firmamento cottolenghino, lo introduce come volontario nel Carcere Lorusso e Cutugno di Torino. Carlo diventa successivamente delegato dell’Ufficio Pio del S. Paolo, incarico che gli
permette di far avere vari tipi di aiuti a favore di detenuti: protesi dentarie, occhiali, ausili ortopedici, medicinali in particolare per chi non dispone di soldi e non ha al suo fianco una famiglia che lo possa aiutare. Sempre tramite il Cottolengo, procura vestiario, scarpe e articoli di prima necessità. Si adopera, instancabile, fino al 2020 quando deve inevitabilmente arrendersi come tutti agli stop imposti dalle normative messe in atto per fronteggiare il Covid. Ciò nonostante, resta parte integrante dell’Associazione Volontariato Cottolenghino (di cui è stato Consigliere per diversi anni ricoprendo vari ruoli), continua per quanto possibile ad accompagnare i partecipanti al Corso di formazione dei Volontari nelle visite guidate alle
strutture del Cottolengo, diventa referente dei Volontari per Casa Accoglienza e per la mensa dei poveri dove collabora fino all’estate del 2024. A quel punto, in misura lenta quanto inesorabile, le forze tanto fisiche quanto mentali lo abbandonano ma senza scalfire d’una virgola la quantità e la qualità d’un servizio che resterà a futura memoria e nel riconoscente ricordo di chiunque ne abbia a vario titolo usufruito.
Ciao Carlo: riposa in pace e grazie di tutto!

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